Alcuni resti di una capanna risalente al neolitico, ritrovata nei pressi di Cala Pisana, fanno pensare che Lampedusa sia stata abitata fin dalla preistoria, quando era ancora attaccata all'Africa, o forse emersa in seguito ed utilizzata come testa di ponte per raggiungere le altre terre emerse.
Nei secoli successivi, grazie alla sua posizione strategica, al centro del Mediterraneo, è stata utilizzata come rifugio e punto di rifornimento dalle navi saracene, fenice, greche e romane di cui ancora oggi è possibile vedere tracce di
insediamenti.
Sui fondali adiacenti l'isola è possibile trovare relitti di navi greche e romane che,
purtroppo, sorprese dal mare non sono riuscite a mettersi in salvo, lasciando sul fondo del mare anfore e altri materiali presenti sulle navi. Soprattutto in passato
quando era praticata la pesca a strascico capitava non di rado che qualche peschereccio tirasse su, impigliato nelle reti resti di queste antiche civiltà.
Negli scavi effettuati di recente sono stati ritrovati resti di anfore, piatti di origine africana, scodelle ed alcune monete in bronzo; e nel centro urbano sono stati ritrovati resti di un centro abitato di origine tardo romana e protobizantina.
In alcuni punti dell'isola è possibile vedere alcune tipiche costruzioni lampedusane i "dammusi", costruzioni completamente in pietra con pareti molto spesse e il
caratteristico tetto a volta, ed inoltre queste costruzioni avevano una canalina che
raccoglieva l'acqua piovana e la convogliava nella cisterna situata generalmente lateralmente al dammuso.
Originariamente erano utilizzate come ricovero per gli animali, ma poi utilizzate anche come abitazioni rurali, che grazie alle pareti spesse costituivano un ottimo riparo dal caldo estivo, mentre in inverno riparavano più che dal freddo dal vento.